ISBN-13: 9783639880847 / Włoski / Miękka / 2014 / 144 str.
La poetessa argentina Alejandra Pizarnik (1936-1972) e diventata negli ultimi anni una delle piu celebrate autrici ispanoamericane del secolo XX, ma e ancora poco conosciuta in Italia. Questo libro, da una parte, deve servire per introdurre la sua figura nell'ambito della critica letteraria italiana, e dall'altra prova a legare la sua opera alla crisi del linguaggio o, in altre parole, all'allontanamento fra parola e cosa, fra rappresentazione e realta. Non solo Mallarme, Rimbaud o Artaud, ma anche scrittori come Dante, Cervantes, Melville o Lewis Carroll, tutti letti ed apprezzati da Pizarnik, servono in questo lavoro per guidare il percorso critico. La poesia di Pizarnik e da questo punto di vista un esercizio estremo di distruzione della referenzialita linguistica, un viaggio attraverso il paradosso, l'assurdo e la disperata assenza di una qualche certezza che ci protegga dall'alterita. E, in definitiva, la prova del fatto che la casa del linguaggio e saltata per aria, e la poesia non puo che rivelarsi vuota, morta; non assassinata adesso, ma piuttosto morta gia prima di nascere, poiche limitata a dire soltanto che non puo dire, a porre in gioco carte che si sanno false."
La poetessa argentina Alejandra Pizarnik (1936-1972) è diventata negli ultimi anni una delle più celebrate autrici ispanoamericane del secolo XX, ma è ancora poco conosciuta in Italia. Questo libro, da una parte, deve servire per introdurre la sua figura nellambito della critica letteraria italiana, e dallaltra prova a legare la sua opera alla crisi del linguaggio o, in altre parole, allallontanamento fra parola e cosa, fra rappresentazione e realtà. Non solo Mallarmé, Rimbaud o Artaud, ma anche scrittori come Dante, Cervantes, Melville o Lewis Carroll, tutti letti ed apprezzati da Pizarnik, servono in questo lavoro per guidare il percorso critico. La poesia di Pizarnik è da questo punto di vista un esercizio estremo di distruzione della referenzialità linguistica, un viaggio attraverso il paradosso, lassurdo e la disperata assenza di una qualche certezza che ci protegga dallalterità. È, in definitiva, la prova del fatto che la casa del linguaggio è saltata per aria, e la poesia non può che rivelarsi vuota, morta; non assassinata adesso, ma piuttosto morta già prima di nascere, poiché limitata a dire soltanto che non può dire, a porre in gioco carte che si sanno false.