Le basi epistemologiche.- Le idee alla base dei sistemi ACM.- La teoria.- Introduzione ai sistemi ACM.- Sistemi ACM a connessioni fisse.- Sistemi ACM a connessioni dinamiche.- Sistemi ACM con connessioni e unità dinamiche.- Le applicazioni.- Applicazioni su immagini generiche.- Applicazioni su immagini artificiali.- Applicazioni su immagini mediche.- Contributi e approfondimenti.- Cellular Neural Network e ACM: analogie e differenze.- Perché i resti sono così potenti.- Utilità dei sistemi ACM nell’imaging medico.- Angiografia: possibilità di analisi con i sistemi ACM.- Possono i sistemi ACM essere descritti da una teoria di campo classica?.- Il panorama storico-scientifico dello studio ACM.- Postfazione — Semeion: il miracolo segreto.
La prima ipotesi sulla quale si fondano i sistemi ACM (Active Connections Matrix) è che ogni immagine a N dimensioni puo' essere trasformata in una rete di pixel tra loro connessi che si sviluppa nel tempo, tramite operazioni locali, deterministiche e iterative. L'immagine cosi' trasformata puo' mostrare, in uno spazio dimensionale più ampio, delle regolarità morfologiche e dinamiche che, nelle dimensioni originarie, sarebbero non visibili oppure qualificabili come rumore.Questa ipotesi permette di esplicitare la seconda ipotesi alla base dei sistemi ACM: ogni immagine contiene al suo interno le matematiche inerenti che l'hanno prodotta. In pratica, è come se ogni immagine nascondesse al suo interno altre due immagini non visibili. I sistemi ACM le estraggono e le rendeno visibili. L'opera descrive inoltre le applicazioni possibili in ambito di diagnostica per immagini ed è pertanto rivolta a fisici, informatici, radiologi e tecnici di laboratorio che si occupano di "image processing".
Dalla Presentazione di Enzo Grossi
"... Alcuni dettagli possono sfuggire, altri aspetti notevoli, come un piccolo nodulo di 1 mm, possono essere non visti: sono i limiti dell'occhio umano. E' in questo scenario che dobbiamo immaginare l'avvento dei sistemi ACM.Essi funzionano come un terzo occhio, non più legato alla esperienza, alla interpretazione e alla sensibilità soggettiva dell'operatore,ma direttamente riferiti alla struttura matematica e quindi anatomica dell'immagine stessa. Si', il terzo occhio di cui parliamo è proprio quello dell'immagine, che, come per magia, interroga se stessa e si mostra al radiologo sotto una veste diversa, spesso molto più informativa."